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mIRC: da chat a file sharing

mIRC alla maniera dei pirati

La complessità di mIRC gioca ovviamente a favore dei pirati, non soltanto perché scoraggia gli utenti a popolare i server IRC, e quindi sono meno controllati dalle autorità, ma anche perché smanettare con tali strumenti crea in loro la convinzione di appartenere ad un’élite del Web. Come vedremo, i pirati si sono appropriati dello storico sistema di chat assoggettandolo ai loro scopi. In linea di massima il funzionamento resta quello di base: permane la struttura client-server e la logica dei canali ma, a differenza di un uso standard del client mIRC, ricorrono in modo massiccio al protocollo DCC.

Tale protocollo di rete consente infatti di effettuare una connessione diretta tra client, usando i server IRC cui sono connessi come veicolo per negoziare i parametri di trasmissione dati. Come si evincerà dalla nostra inchiesta, è proprio con questo sistema che i pirati riescono a scambiare file (anche di grandi dimensioni) come i DivX dei film al cinema, gli MP3 degli album in vetta alle classifiche e le ISO dei giochi freschi di scaffale.

Per scongiurare la gattabuia i pirati non fanno uso di hosting pubblici, ma affittano server dedicati in paesi dove le normative in materia di file sharing sono meno restrittive, gestendoli poi da remoto con sistemi come VPN o Putty (ma ci sono anche coloro che si azzardano ad installare un server mIRC sul PC di casa). Creato il server, i pirati hanno carta bianca. Sono gli amministratori del server, quindi possono creare e distruggere canali, gestire utenti o gruppi di utenti, modificare i loro privilegi e così via. In pratica sono i padroni di quel minimondo virtuale.


Tana libera tutti!

Studiato il nemico e sondato le sue mosse, è giunta l’ora di dare il via alla caccia. La prima tappa obbligata della nostra indagine è stata Google. Con un paio di ricerche mirate, con chiavi quali “search on IRC” o “dcc IRC Network”, e spulciando tra i risultati abbiamo scoperto l’esistenza di motori di ricerca interamente dedicati alla segnalazione dei server mIRC illegali.

Incuriositi e con tanto di occhi sgranati per lo stupore, abbiamo approfondito l’analisi di questi search engine – XDCC, PacketNews e SearchIRC – e ci siamo resi conto che si tratta a tutti gli effetti di strumenti adottati dagli amministratori dei server pirata per pubblicizzare le loro “isole”.

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